Il solo pensiero che il protagonista di questo inqualificabile esempio di cinema sia stato descritto come una rivisitazione in chiave moderna del Don Juan di Lord Byron mi fa rabbrividire. Non solo perchè trovo che la sceneggiatura del film scritto, diretto ed interpretato da J. Gordon-Levitt sia talmente di basso livello da risultare quasi imbarazzante, ma anche perchè credo che l'inconsistenza del suo Don Jon non giustifichi alcun tipo di paragone esterno. Di seguito alcune recensioni che (in tutta sincerità) ho quasi difficoltà a postare.
R. Nepoti (La Repubblica): '[...] La critica all’omologazione sessuale, basata sulla serialità e sul culto del (proprio) corpo c’è, ma il regista debuttante la propone con un tocco lieve e divertito, senza scivolare nel moralismo.
Tanto più che la sua interpretazione del protagonista è calibrata su un mix d’ironia e affetto [...]'
M. Porro (Il Corriere della Sera): '[...] Di Don Giovanni ne abbiamo visti troppi e di tutti i tipi, ma questo Don Jon sceneggiato, diretto, interpretato da Joseph Gordon-Levitt, è una straordinaria eccezione. [...] Girato con grande equilibrio tra ossessioni e humour, il film di Levitt, dal target disperatamente universale, vira, senza un attimo di volgarità, oltre la parte bassa, e arriva al cervello in un folle salto mortale in cui l’autore non giudica ma espone i termini di un rapporto col reale di cui il sesso è solo portavoce. [...]'
R. Escobar (L'Espresso): '[...] Lo chiamano Don Jon (Gordon-Levitt), come Don Giovanni. Del burlador non ha il coraggio sacrilego, ma con le donne se la cava da vero dongiovanni. La sua specialità è però l'autoerotismo. Ci si sente più libero, più coinvolto. Insomma, ci si perde. Alla fine, non incontrerà alcun Convitato di pietra, ma la sorprendente Esther (Julianne Moore), e capirà che cosa significa perdersi in una donna. Inusuale, ironico, impertinente, intelligente. [...]'
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