Ho cercato di essere meno prevenuta possibile di fronte alla trasposizione cinematografica del capolavoro di Tolstoj e devo ammettere che alcuni elementi mi hanno colpito molto positivamente.
La scelta di ambientare gran parte del film in un teatro, la continua contrapposizione di luoghi chiusi e bui con spazi immensi e dai colori sovraesposti, l'uso di suoni ripetuti quasi a scandire il ritmo, il frequente passaggio da scenografie orizzontali e sviluppi verticali sono solo alcune delle trovate che rendono il film interessante. Tutto questo però non basta a giustificare la quasi imbarazzante interpretazione di Anna Karenina da parte di Keira Knightley. Né tantomeno la scelta di attribuire ad Aaron Johnson il ruolo del conte Vronsky. Per non parlare della sceneggiatura, a tratti incomprensibile se non supportata da una pregressa conoscenza del romanzo. Insomma. Il film di Wright, nonostante l'innegabile impatto visivo, non è riuscito a convincermi. Di seguito qualche critica.
N. Aspesi (La Repubblica): '[...] Se non si è riletto (o letto) recentemente, il migliaio di pagine del capolavoro di Tolstoj, è probabile che di Anna Karenina si abbiano vaghi ricordi di tanti cinereperti storici. Anna Karenina è però soggetta a un suo eterno ritorno e così rieccola con il viso appassionato e lunare di Keira Knightley. Ma Joe Wright, regista, e Tom Stoppard, sceneggiatore, hanno avuto un colpo di genio: la loro storia non si svolge tra Mosca e San Pietroburgo nel 1874, ma sul palcoscenico senza tempo di un vecchio teatro che si spalanca alla vita; opera, circo e infine cinema, più veri, credibili e vorticosi della realtà. Sconcerto tra le signore romantiche? No, perché non manca nessun amore, felice o disperato. Tolstoj che si rivolta nella tomba per tutto quel cinefluttuare che gli potrebbe sembrare personale blasfemia? No, perché il film, dando alla storia il ritmo di una reinvenzione teatrale, consente di immaginarsi un Tolstoj contemporaneo. Il problema è: com’è possibile che AnnaKnightley, a KareninJude Law, che emana una severità sexissima, preferisca VronskyAaron TaylorJohnson, che sembra Gene Wilder? [...]'
M. Porro (Il Corriere della Sera): '[...] Dopo una dozzina di trascrizioni del capolavoro di Tolstoj, di cui due ravvivate dal pallore malinconico della Garbo, arriva la sorprendente, eccitante, versione di Joe Wright in cui il noto tradimento che parte su un treno e finisce sotto, è ambientato e rivissuto all’interno di un teatro con tutte le sue convenzioni, come Lola Montez di Ophuls. Prodigioso effetto speciale interiore e pieno di trovate (alla Strehler) rinnovando le convenzioni. Da vedere. [...]'
D. Zonta (L'Unità): '[...] Anna Karenina è l’ennesimo film che in questa stagione torna sui luoghi e sulle storie dell’Ottocento letterario. [...] Sarebbe interessante spiegare perché proprio adesso torni il fascino di quella epoca. [...]'
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