Avevo visto l'anteprima al Festival di Cannes (Quinzaine des Réalizateurs) nel maggio duemiladodici ma è stato un vero piacere concedermi una seconda visione a più di un anno di distanza. Purtroppo -e stranamente!- la qualità della proiezione al Giardino Scotto non è stata il massimo (immagini scure, sfocate ed accompagnate da un fastidiosissimo ritardo audio).
Tuttavia confermo la mia impressione. 'No - i giorni dell'arcobaleno' è tutto fuorchè un filmaccio. E' emozionante e tecnicamente perfetto, assolutamente da non perdere.
G. Zappoli (mymoovies.it): '[...] Pablo Larràin, che il pubblico italiano conosce per i suoi precedenti Tony Manero e Post Mortem, affronta in modo diretto una delle svolte nodali della storia cilena recente. L'aggettivo è quanto mai appropriato perchè la scelta radicale di utilizzare una telecamera dell'epoca offre al film una dimensione del tutto insolita. Il passaggio dal materiale di repertorio (dichiarazioni di Pinochet e cerimonie che lo vedono presente così come interventi dei rappresentanti dell'opposizione dell'epoca) alla ricostruzione cinematografica diviene così inavvertibile. Il pubblico in sala si trova nella condizione di chi sta compiendo una full immersion nel passato. [...]'
D. Rooney (Holliwood Reporter): '[...] Un capitolo di transizione decisivo nella storia cilena, un tortuoso percorso di un paese, dall'oppressione alla democrazia. [...]'
D. Zonta (l'Unità): '[...] Tratto dal romanzo di Antonio Skarmeta, I giorni dell'arcobaleno (ora in libreria per Einaudi), il film intreccia la ricostruzione finzionale con i repertori storici dando prova di un'operazione raffinata anche sul piano linguistico e formale. Candidato agli Oscar stranieri, il film è una lezione di cinema e di storia, da vedere e proporre nelle scuole e nelle università. [...]'
2 commenti:
Filmaccio...incredibili certi commenti.
M.
Tutta colpa dell'umiditá. Secondo me.
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