'Il senso del mondo dev'essere fuori di esso. Nel mondo tutto è come è. E tutto avviene come avviene. Non v'è in esso alcun valore né, se vi fosse, avrebbe un valore. Se un valore che ha valore v'è, dev'essere fuori d'ogni avvenire ed essere-così. Infatti ogni avvenire ed essere-così è accidentale. Ciò che li rende non-accidentali non può essere nel mondo, ché altrimenti sarebbe, a sua volta, accidentale. Dev'essere fuori del mondo.' (Wittgenstein)
Credo che questa citazione di Wittgenstein (che mi piace immaginare come invisibile protagonista del romanzo) sia perfetta per descrivere la sensazione che si prova leggendo l'opera prima di DFW. 'La scopa del sistema' è un libro tanto splendido quanto disorientante. Un caleidoscopio di storie, personaggi e stili narrativi che lascia senza fiato. Sembra incredibile che un ragazzotto di soli ventiquattro anni sia riuscito a dar vita ad un lavoro così complesso. E' ufficiale. DFW è uno degli autori più sorprendenti che conosca.
E ora non mi rimangono che tre domande.
La mia interpretazione del finale è plausibile?
Qual è la mia funzione nel sistema?
Che cacchio leggo adesso?
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