martedì 24 aprile 2012
:: cinema "DIAZ | don't clean up this blood" (D. Vicari)
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Stasera sono stata al cinema.
Ho visto (o forse è meglio dire ho ascoltato dato che per una lunga sequenza di scene non ho avuto la forza di tenere gli occhi aperti...) "DIAZ | don't clean up this blood".
Un pugno nello stomaco che ha rievocato ricordi forse ancora troppo vivi e lo ha fatto con l'enfasi e la violenza necessarie a trattare questo tipo di argomento.
Un film che dovrebbe vedere chi il G8 l'ha vissuto, chi nel 2001 era troppo giovane per comprenderlo, chi era troppo coinvolto e chi era troppo distratto ma soprattutto chi non era ancora nato.
Perchè fatti come quelli di Genova non devono e non possono essere ignorati né dimenticati. Mai.
Di seguito qualche recensione.
R. Escobar (L'Espresso): "[...] A poco più di dieci anni dai fatti, Vicari racconta la Genova del G8. Con una rete efficace di flashback e flashforward, sceneggiatura e regia riportano alla memoria lo scempio del diritto, della democrazia, della dignità delle persone e dei loro corpi perpetrato da "servitori dello Stato" fra il 20 e il 21 luglio 2001, prima nella caserma Diaz e poi in quella di Bolzaneto. Accurato, incalzante, giustamente 'doloroso'. [...]"
P. D'Agostini (La Repubblica): "[...] Fortissimo l'effetto del film sulle violenze del 2001 a Genova. Anche se non contiene speciali rivelazioni, e se la vicinanza temporale e l'abbondanza di documentazione e testimonianze dovrebbero rendere gli spettatori preparati. Malgrado tutto il cinema resta una potenza. Con una scelta di stile che non si concede licenze, non nasconde e anzi mette ben in evidenza che si sta parlando di cose vere, ma da un lato spinge molto sull'azione, la velocità, il ritmo narrativo, e dall'altro usa la convenzione che umanizza il racconto nel seguire un gruppo di singole vicende, Vicari racconta i giorni tra 19 e 22 luglio. Alternando i punti di vista di forze dell'ordine e autorità da un lato, dall'altro dei no-global in tutte le loro varianti: la minuscola minoranza eversiva e devastatrice che non viene identificata e colpita, la stragrande maggioranza pacifica sorpresa dalla ferocia della repressione. Il sangue della Diaz e le vessazioni alla caserma di Bolzaneto, nella rappresentazione su grande schermo, danno la misura delle violazioni dei diritti umani: che l'assenza del reato di tortura dall'ordinamento italiano ha impedito di chiamare e perseguire con il loro nome. [...]"
A. Crespi (L'Unità): "[...] Diaz è un film d'azione che nella notte di Bolzaneto sconfina nell'horror, ricorda addirittura certi momenti del Salò di Pasolini. Ti porta dentro quelle ore, tira le fila di una ventina di personaggi che si ritroveranno tutti dentro o intorno alla Diaz, fa entrare la polizia e dà il via alle violenze [...] grande film: non una passeggiata di salute, ma andateci. [...]"
A. Scurati (La Stampa): "[...] Andare a vedere Diaz è un dovere civile. Il film di Daniele Vicari sulle violenze perpetrate da alcuni reparti della polizia durante il G8 di Genova del luglio 2001, non sarà una visione piacevole, non sarà una visione divertente, non sarà una visione conciliante. Sarà, in compenso, un’esperienza memorabile. [...]"
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