Sono rimasta piacevolmente colpita dal film scritto da Stephen Beresford (autore teatrale e sceneggiatore) e diretto da Matthew Warchus (regista d'opera e teatro). Ne avevo sentito parlare al Festival de Cannes dello scorso maggio
(film di chiusura della 'Quinzaine des Réalisateurs') ma non avevo ancora avuto occasione di vederlo. Delicato e divertente, ben girato e commovente, è uno dei lungometraggi più piacevoli del natale/duemilaquattordici.
R. Escobar (l'Espresso): '[...] Leggero e narrativamente accorto, riscopre una storia vera e dimenticata per trent'anni [...]'
A. Levantesi Kezich (la Stampa): '[...] Pur avendo ben presente l'autoriale modello del cinema sociale di Ken Loach, Pride diluisce stile e tematiche dentro una struttura di commedia spigliata che non teme di ricorrere al cliché per suscitare ilarità o commozione. Ma l'umorismo non sconfina mai nel cinismo, il sentimento non scade nel patetico, lo stare dalla parte della gente non si traduce nel populismo. Molto conta che Pride è firmato da Matthew Warchus, teatrante nominato a sostituire Kevin Spacey alla guida artistica dell'Old Vic. [...]'
F. Ferzetti (il Messaggero): '[...] Ben fatto, moderatamente impegnato, insomma per tutti. Attori perfetti, dialoghi brillanti, punte accuratamente smussate. La storia è vera, ma le brutte notizie arrivano tutte dopo i titoli di coda. Il resto è un trionfo di carinerie a cui si perdona molto in nome della buona causa: ma francamente un po' controvoglia. [...]'
Nessun commento:
Posta un commento