familiari. Un film sobrio ed emozionante (nonostante la totale assenza di sentimentalismo ostentato), forse un po' troppo lungo ma sicuramente da vedere.
Di seguito una frase che -almeno per una notte- mi ha tolto il sonno e, come di consueto, alcune recensioni.
'- Suo padre ha l'Alzheimer?
- No, crede a quello che gli dice la gente.
- Non è un bene.
- Già...'
P. D'Agostini (La Repubblica): '[...] Le suggestioni evocate dalla provincia americana in bianco e nero di Nebraska, e il suo ammaccato personaggio principale, ci ricordano tante cose. Ci ricordano i primi film di Peter Bogdanovich, cultore con L'ultimo spettacolo del 'come eravamo' nella vita e nel cinema. Ci ricordano il film più anomalo di David Lynch, Una storia vera, il suo migliore secondo i più eterodossi tra i suoi estimatori. Ci ricordano la leziosa cinefilia di Wenders o di Jarmusch. Ci ricordano certi ruvidi e intrattabili tipacci del vecchio Clint Eastwood. [...]'
F. Ferzetti (Il Messaggero): '[...] Torna Alexander Payne, il regista di Sideways, A proposito di Schmidt, Paradiso amaro, con il suo humour crudele e insieme capace di incredibili chiaroscuri, come se disegnasse i personaggi col carboncino. Torna il sarcastico ma pietoso cantore di quelle vite comuni e forse sprecate, il regista che più di chiunque ha lavorato sul sentimento subdolo e oggi così diffuso dell'irrilevanza, della mancanza di senso, della piattezza che da un momento all'altro rischia di inghiottire vite, affetti, ricordi, orizzonti. [...]'
A. Crespi (l'Unità): '[...] Da tempo aspettavamo Alexander Payne al grande film, dopo una serie di prove convincenti, anche entusiasmanti, ma sempre nell'ordine del piccolo film d'autore indipendente. A proposito di Schmidt (con un notevole Jack Nicholson) e il delizioso Sideways (che ha creato un significativo fenomeno di cine-turismo nelle zone vinicole della California) erano tappe di una crescita artistica ineccepibile. Paradiso amaro era invece, a nostro parere, una pausa di riflessione, anche se lavorare con una star come George Clooney e guadagnarsi cinque candidature all'Oscar (di cui uno vinto, per la sceneggiatura) ha dato comunque a Payne una credibilità consolidata all'interno dell'industria hollywoodliana. [...]'
F. Pontiggia (Il Fatto Quotidiano): '[...] Arrancare e affrancarsi on the road, con un sogno in busta stropicciata: la promessa è la vincita di un milione di dollari, la terra il Nebraska, il passo malfermo, senile, trapassato remoto e, chissà, forse pure demente. Woody Grant (Bruce Dern, premiato a Cannes) scambia spam per felicità, la famiglia pensa all'ospizio, ma un figliol prodigo, David (Will Forte), si 'ricrede', lo mette in macchina e lo accompagna senza illusioni a incassare il fantomatico milione. [...]'
2 commenti:
Quasi più amara la tua recensione del film.
M.
Forse non sono riuscita a dire ciò che volevo dire. Comunque: complimenti a Bob Nelson (sceneggiatura), a Phedon Papamichael (fotografia) ed al direttore del casting (di cui non conosco il nome).
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