Non mi ha convinto neanche un po' il primo lungometraggio dell'ex regista pubblicitario Dante Ariola (Levi's, PlayStation, Coca Cola...). Nonostante la presenza di Colin Firth e l'indubbia bellezza della fotografia, il film appare stanco, forzatamente lento, ripetitivo.
Un susseguirsi di silenzi assordanti ma spesso inutili, di sguardi intensi ma spesso immobili e di sequenze che si ripetono fino alla nausea.
Di seguito qualche recensione:
A. Chimento (Cinematografo): '[...] Per il suo debutto nel lungometraggio, Dante Ariola (noto nel mondo della pubblicità) si affida a un'ormai stereotipata poetica della provincia americana, con i suoi motel a basso prezzo e i suoi volti deturpati dall'attesa di un cambiamento che pare impossibile. Se gli interpreti sono efficaci, il mondo di Arthur Newman paga una sceneggiatura insipida e furbetta, che ha troppe ispirazioni (compreso Ferro 3 di Kim Ki-duk) e risulta sempre più banale col passare dei minuti. [...]'
M. Brufatto (FilmUp): '[...] La confusione prende piede sempre più e offusca anche gli ottimi spunti iniziali che il film offriva e quelli intrinsecamente contenuti nella storia. [...]'
A. Carmicino (BestMovie): '[...] Arthur Newman sceglie uno spunto che non brilla certo per particolare originalità ma che date le sue innumerevoli implicazioni sociali ed emotive aavrebbe comunque potuto garantire alla pellicola una buona riuscita: purtroppo, non basta il carisma di due attori di razza come Colim Firth ed Emily Blunt [...] a tenere in piedi un road movie che cercando di muoversi con delicatezza e cautela nella fragile psiche dei personaggi finisce per renderli stereotipati e incompleti. [...]'
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