Mi aspettavo qualcosa di più dall'ultimo lungometraggio di De Matteo. La storia è interessante ma il modo in cui si sviluppa lascia (secondo me) troppo spazio al dramma e poco al racconto.
Favolosa l'interpretazione di Mastandrea. Buona la fotografia. Ben riusciti alcuni passaggi di regia. Di seguito qualche critica.
M. Porro (Il Corriere della Sera): '[...] Ivano de Matteo, dopo l’ottimo esordio della Bella gente, si conferma con questo film visto a Venezia ad Orizzonti, autore che conosce la fluidità del racconto, talune scorciatoie brillanti nella prima mezz’ora, qualche colpaccio melò (il Natale funziona sempre), ma riesce a scovare il suo personaggio muovendo in ogni direzione una cinepresa che indaga tra la folla. [...]'
A. Crespi (L'Unità): '[...] Mastrandrea ha la faccia da cane bastonato fin dalla prima inquadratura, e per quanto si empatizzi con le sue disgrazie vien voglia di entrare nel film per scuoterlo, per dargli una scossa. E’ comunque importante che il cinema italiano getti uno sguardo sui nuovi poveri che ci circondano: lo faceva già ai tempi di Umberto D, capolavoro del quale Gli equilibristi sembra un lontano remake. E in fondo anche qui c’è una speranza di salvezza: solo che nel XXI secolo i cagnolini sono stati sostituiti dai telefonini. [...]'
F. Ferzetti (Il Messaggero): '[...] Dominato da un imploso e efficacissimo Valerio Mastrandrea, Gli equilibristi di Ivano Da Matteo (Orizzonti) pattina sul confine sempre più labile fra dignità e miseria, normalità e emarginazione, seguendo la lenta e inarrestabile rovina di Giulio (Mastrandrea), un dipendente del Comune che per una scappatella se ne va di casa e per non privare di nulla moglie e figli, un bambino e una adolescente, scivola quasi senza accorgersene nella miseria. [...]'
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