domenica 30 ottobre 2011
:: cinema "la pelle che abito" (P. Almodovar)
Si esce turbati dalla visione di "la pelle che abito".
E' un film in cui ogni elemento stilistico è perfetto (la regia è impeccabile, la sceneggiatura è stupenda, la colonna sonora è deliziosa, gli attori sono bravissimi) ma i cui protagonisti sono intrisi da una negatività talmente forte da lasciare un senso di angoscia persistente.
Per fortuna non mancano i guizzi di follia estemporanea a cui Almodovar negli anni ci ha abituato (l'irruzione di tigriño nella villa/prigione è semplicemente fantastica!).
Ne complesso un film da vedere nonostante gli incubi notturni post-visione.
Di seguito alcune recensioni.
R. Escobar (L'Espresso): "[...] Gli è morta la moglie, bruciata in un incidente d'auto. Poi gli hanno stuprato la figlia. E Robert (Antonio Banderas), un chirurgo plastico, sequestra lo stupratore, lo ricopre con un'epidermide artificiale e lo adatta fino a farne una replica della moglie. Poi se ne innamora. Film credibile come una pelle di plastica e profondo come un dépliant turistico. Ma in compenso elegante come una rivendita di prêt-à-porter. [...]" P. Bardshaw (The Guardian): "[...] un film forse non proprio magnifico, ma di una tale intensità [...] La storia potrebbe apparire forzata e grottesca. Invece è convincente. Almodovar porta qualcosa di ipnotico nell'estetica della porno-chirurgia, descrivendola come un teatro della crudeltà [...]" C. Maltese (La Repubblica): "[...] Un film bello, ma non necessario e indimenticabile come Tutto su mia madre o Parla con lei. Un'opera da ammirare come il perfetto esercizio di stile di un maestro e il grande ritorno a casa di Antonio Banderas, ma senza tuffarsi nelle emozioni di Volver. E' un Almodovar minore quello de La pelle in cui vivo, il che significa sempre maggiore a molto altro. E' un film di genere o forse sarebbe più giusto dire transgenico, una specie di thriller estremo o di horror comico. [...]"
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