lunedì 5 agosto 2013

:: cinema 'La miglior offerta' (G. Tornatore)

Mi è piaciuto moltissimo l'ultimo film di Tornatore. Una storia tanto angosciosa quanto coinvolgente con un Geoffrey Rush in stato di grazia. Non so quanto tempo impiegherò per lasciarmi alle spalle il velo di oppressione, inquietudine e tristezza che mi si è appiccicato addosso. Ma so
per certo che non dimenticherò la prepotente bellezza che pervade ogni immagine ed a cui (fortunatamente?) non riesco a smettere di pensare. Di seguito qualche critica.
R. Nepoti (la Repubblica): '[...] La scena potrebbe essere ovunque (in realtà la maggior parte del film è stata girata a Trieste); i personaggi sono moderni, anche se non proprio “comuni”: un ricco battitore d’aste e collezionista; un’ereditiera afflitta da agorafobia all’ultimo stadio; un riparatore di automi settecenteschi. Però lo schema - a scarnificarlo - sembra quello di una fiaba nera: il vecchio innamorato vuole liberare la principessa dal castello solitario, con l’aiuto di un giovane cavaliere senza macchia e senza paura (ma lo sarà davvero?). Film nella vena astratta e simbolica di Tornatore (all’opposto di quelli ambientati in Sicilia), La migliore offerta è un’ulteriore testimonianza della perizia del regista nella messa in scena (elegante) e nella narrazione, tesa come quella di un thriller. La sua squisitezza, tuttavia, lascia insoddisfatti: troppo premeditato, troppo incline al manierismo, troppo ripetitivo (vedi il parallelo tra le donne del ritratto e la bella in carne e ossa): come un dipinto “alla maniera di” su cui, probabilmente, lo stesso Oldman non amerebbe fare un’expertise. [...]'
A. Levantesi Kesich: '[...] La migliore offerta rientra in un ideale filone di thriller metafisico [...] Tornatore conduce il gioco con raffinata maestria sul filo di un’astratta suspense, ben sottolineata dalla musica di Ennio Morricone, fino a uno scioglimento finale un po’ troppo precipitoso e lambiccato che, tuttavia, rimane un peccato veniale in un film di tale smalto. [...]'
V. Caprara (il Mattino): '[...] 'Crema bisbetica e mandorle acide'. Per il personale del pluristellato ristorante sarebbe il dessert perfetto da servire al cliente più assiduo, solitario, esigente e misantropo: Virgil Oldman, antiquario, arredatore e rinomato battitore d'asta ha, in effetti, racchiuso la vita in un bozzolo autodifensivo pressoché impenetrabile. Il labirinto d'immagini che Tornatore costruisce attorno allo scomodo personaggio non ha, però, lo scopo di redimerlo agli occhi dello spettatore, bensì quello di smascherarlo, scarnificarlo, ricollegarlo a un'energia che non è né buona né cattiva, ma drammaticamente umana (troppo umana) nel suo intreccio inestricabile d'illusioni, trasfigurazioni, paure, desideri. [...]'

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi hai convinto.
M.

B. ha detto...

Qualche informazione (forse) utile.
- Il non-luogo in cui si svolge è Trieste.
- Il senso di inquietudine e tristezza continua a non abbandonarmi.
- Lo rivedrei anche domani.