lunedì 26 marzo 2012

:: cinema "Cesare deve morire" (Paolo e Vittorio Taviani)


L'ultimo lavoro dei fratelli Taviani (Orso d'Oro al Festival di Berlino 2012) mi ha lasciato letteralmente senza parole.
Documenta la messa in scena di una piece teatrale ispirata al Giulio Cesare di Shakespeare da parte dei detenuti del carcere romano di Rebibbia.
E' emozionante e coinvolgente, angosciante ma a tratti divertente.
Ha una forza narrativa che raramente ritrovo nel cinema italiano contemporaneo.
Un film da non perdere anche se mi servirà del tempo per cancellare il nesso tra quei volti e la frase 'fine pena mai'.
Di seguito qualche recensione trovata in rete.
A. Smithee (cinerepublic): "[...] i Taviani hanno lavorato di fino su una sceneggiatura che alterna con la massima naturalezza la rappresentazione della tragedia del grande drammaturgo sulle trame che hanno portato all'uccisione di Giulio Cesare, a flash che mostrano piu' che altro stati d'animo e sentimenti dei singoli carcerati scelti per interpretare l'opera. Bellissima e quasi geniale la scelta di presentarci i singoli protagonisti attraverso il provino con cui il regista della rappresentazione procede nella scelta del cast: ogni detenuto deve comunicare i propri dati anagrafici secondo due stati d'animo, uno nostalgico, proprio di una situazione di addio o di abbandono, l'altro in una situazione concitata e di rabbia. Ne esce uno dei momenti piu' emozionati e intensi in cui molti dei candidati attori ci sorprendono per intensita' espressiva e profondita' dei loro volti, scavati e scolpiti dalle intense turbolenze che hanno caratterizzato le loro singole e spesso drammatiche esistenze. [...]"
M. Salvini (ondacinema): "[...] In verità molti dei 76 minuti del film (decisamente più breve della media) più che raccontare il lavoro di una compagnia di teatro all'interno di un carcere nei sei mesi di prove per lo spettacolo, ci mostrano i passaggi più importanti del loro "Giulio Cesare". In attesa che il palco sia pronto, gli interpreti provano nel cortile della mezzora d'aria, in biblioteca, nei corridoi. Gli altri detenuti, ma anche le guardie carcerarie, osservano, partecipando, con entusiasmo o distacco, alla tragedia che a poco a poco prende forma. [...] Le scene delle prove, girate in bianco e nero, sono più interessanti di quelle a colori dello spettacolo finito, concentrate all'inizio e alla fine. [...]"

Nessun commento: