lunedì 17 ottobre 2011

:: cinema "This Must Be The Place" (P. Sorrentino)


"This Must Be The Place" è uno dei film più interessanti che abbia visto quest'anno.
Un lento susseguirsi di suoni, parole ed immagini che fanno riflettere, talvolta fanno sorridere, ma che molto più spesso tolgono il respiro per la poesia che le pervade e la cura stilistica con cui sono realizzate (...difficilmente dimenticherò la sceneggiatura ed il taglio di regia/fotografia scelto per il monologo di Aloise Lange, altrettanto difficilmente dimenticherò il cane con il collare nella piscina vuota, la tensione generata dal filo del telefono, il rumore del trolley che scorre sulla strada, lo stravagante incedere di Cheyenne...).
Sean Penn è strepitoso. La sua interpretazione del protagonista è a dir poco superba, è l'elemento che rende il film un capolavoro.
Molto brava Frances McDormand nel ruolo della moglie/madre, inaspettatamente convincente anche la figlia di Bono Vox nel ruolo dell'amica adolescente.
Paolo Sorrentino si conferma uno dei miei registi (e sceneggiatori!) preferiti nel panorama italiano contemporaneo.
A. Crespi (l'Unità): "[...] È un bel film, con una trama ricca e qua e là un po’ misteriosa, e una bellezza visiva abbagliante (la fotografia di Luca Bigazzi fotografa il paesaggio americano come si usava negli anni ’70, ai tempi della New Hollywood). [...]"
C. Maltese (La Repubblica): "[...] This must be the place, ovvero il trucco e l'anima. A parte il film di Malick, oltre ogni categoria, è di Paolo Sorrentino il film più sbalorditivo di Cannes 2011. [...] Uno splendore di film, una bella scrittura sul filo dell'ironia, un respiro e una capacità visionaria unici nel panorama del cinema non solo italiano, la fotografia di genio di Luca Bigazzi. È il film più corale del regista napoletano, grande anche in personaggi laterali come l'inventore di trolley o il cacciatore di nazisti. La strepitosa Frances McDormand regala il primo bel ritratto di donna della galleria di Sorrentino. [...]"
P. Bradshaw (The Guardian): "[...] per tecnica, ambizione e stile, Paolo Sorrentino può ben essere considerato un maestro emergente del cinema italiano. Il suo primo film in lingua inglese è superbabemente elegante [...]. Non è il film di Sorrentino che preferisco però merita di essere in concorso a Cannes e merita di essere visto per il cameo di David Byrne [...]"
N. Aspesi (La Repubblica): "[...] Sorrentino riesce a creare un itinerario americano sorprendente, luoghi e persone che abbiamo visto in tanti altri film ma visti con uno sguardo nuovo, profondo [...]"

1 commento:

Trilli ha detto...

Ma quanto mi è piaciuto questo film!
Ti fa commuovere, ti fa sorridere, ti fa pensare, ti entra dentro, sono uscita con tante frasi del film che mi risuonavano nella mente ma con la sensazione che tante altre non le avevo assimilate completamente, strana sensazione... devo rivederlo!