domenica 14 ottobre 2012
:: cinema "Reality" (M. Garrone)
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Adesso capisco perchè 'Reality' di Matteo Garrone ha vinto il Premio Speciale della Giuria all'ultimo Festival di Cannes. E' un film ben fatto ed originale con una scenografia bellissima ed un ritmo altalenante che amplifica il senso di inquietudine scena dopo scena. Favolosa Giuseppina Cervizzi, molto bravi Aniello Arena e Loredana Simioli. Di seguito qualche critica.
R. Escobar (L'Espresso): "[...] c’è qualcosa di più, in 'Reality', qualcosa che non si riduce allo sgomento di fronte alla realtà umana e sociale della catastrofe. Nella seconda parte del racconto, infatti, Garrone lascia che il suo personaggio insegua con coerenza iperbolica i propri sogni, sacrificando a essi lavoro, denaro, affetti. Qui, dice, sta il cuore della commedia, nel candore infantile con cui il suo moderno Pinocchio si perde in quella che crede una favola vera. E qui, possiamo aggiungere, sta anche l’altro lato della favola: il lato che prima o poi si mostra come tragedia. Quando il film si chiude, dunque, della catastrofe televisiva s’è persa del tutto la misura realistica. Come la vecchia marionetta di Collodi, Luciano se ne sta beato nel centro luccicante (e fasullo) del Paese dei balocchi. È trionfante, ed è felice. Lo è come attorno a lui tutti vorrebbero essere, se solo si lasciassero andare con coerenza alle promesse di felicità che un televisivo Omino di burro li ha indotti a sognare. Qualcuno dirà che la sua non è che follia. A lui si può rispondere che di questa follia sono fatti quei sogni: tutti, non solo i suoi. [...]"
N. Aspesi (La Repubblica): "[...] Reality è un bel film riuscito, che si riallaccia con grande finezza alla nostra magnifica commedia all'italiana del passato, pur in tutta la sua attualità. [...]"
D. Young (Holliwood Reporter): "[...] Metà dramma e metà commedia, fatica a trovare un tono tra personaggi stereotipati e una trama comoda, con accenni a Fellini e al neorealismo italiano che lasciano il gusto di una grande pizza riscaldata [...]"
A. Crespi (L'Unità): "[...] Reality è magnifico finché la dimensione fiabesca rimane sotto traccia, velata da uno sguardo impietoso sui miti culturali della provincia italiana. Il matrimonio iniziale, la vita di quartiere in una piazza napoletana miracolosamente ricostruita dallo scenografo Paolo Bonfini (da oscar), l’arrivo per il provino in una città che omaggia Fellini e contemporaneamente ne infanga la memoria, sono pezzi memorabili. Ne emerge il ritratto di un’Italia post pasoliniana in cui la tv ha sostituito la fede e la speranza e ha deformato, tanto per esaurire le virtù teologali, il concetto stesso di carità; un paese cafone dentro, nei comportamenti e nelle psicologie. Quando Luciano si piega nel suo solipsismo, c’è il rischio che l’affresco antropologico si riduca al ritratto di un’isolata patologia. Bel film, ma con un finale diverso poteva essere bellissimo. [...]"
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