venerdì 7 febbraio 2014

:: cinema 'Molière in bicicletta (Alceste à bicyclette)' (P. Le Guay)

E' molto raffinato l'ultimo lungometraggio di Philippe Le Guy. Una commedia dolce/amara che
riporta alla memoria gli splendidi versi del Misantropo di Molière attraverso l'interpretazione di uno degli attori a mio avviso più interessante del momento, Fabrice Luchini. Complice la malinconica magia dell'Île de Ré, 'Alceste à bicyclette' è un film che

avrò difficoltà a togliermi dalla testa, un po' come la voce di Jimmi Fontana ed il testo della sua intramontabile Il MondoDi seguito, come di consueto, riporto qualche recensione.
A. Crespi (l'Unità): '[...] Moliere in bicicletta è un feroce ritratto della debolezza maschile e un acuto saggio sul mestiere di attore. Ovviamente tutto crollerebbe senza Luchini e Wilson, bravissimi sia quando leggono il Misantropo in versi (anche fingendo di sbagliare) sia quando mettono in scena se stessi. Maya Sansa regge benissimo il gioco. Da vedere in francese, se possibile. [...]'M. Porro (Il Corriere della Sera): '[...] Nato dalla vera esperienza del regista Philippe Le Guay andato a trovare Luchini in esilio atlantico, il film rispecchia le nevrosi da popolarità trash e anche della sua mancanza e, sotto la finzione del teatro classico, mette in scena un eterno pezzo di vita vissuta in cui Fabrice Luchini, grandissimo del cinema francese di rohmeriana memoria, dà un suo contributo autobiografico e una sottilissima, perfida ironia che s’addice ad Alceste, secondo lui un ridicolo egocentrico e non un ribelle sociale. Le Guay è abilissimo nella confezione di una commedia intelligente che nasconde un doppio fondo dove la storia di un’amicizia si trasforma in svendita di rancori covati sotto i riflettori.[...]'F. Ferzetti (Il Messaggero): '[...] l film di Le Guay è una commedia amara quanto sottile (e di clamoroso successo in patria) che usa il Misantropo di Moliere per tuffarci in quel groviglio di sentimenti e risentimenti, rimossi o taciuti, che chiamiamo carattere e che spesso avvelena le nostre vite, oggi come ai tempi di Moliere. E lo fa contrapponendo due figure opposte in tutto. [...]'

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