giovedì 4 luglio 2013

:: cinema 'Vita di Pi' (Ang Lee)

Erano anni che non provavo il desiderio di uscire dal cinema prima della fine della proiezione. 'Vita di Pi' mi ha fatto questo effetto e devo dire che non è stata una sensazione piacevole. L'ho trovato lento, buonista, banale e dannatamente noioso. Forse avrei dovuto vedere la versione 3D.
Forse non sono riuscita a comprendere l'essenza della storia. Forse non ho colto la poesia delle immagini. Non so dirvi quale sia il motivo per cui mi è sembrato così tanto insignificante. Tuttavia non è un film di cui consiglierei la visione. Di seguito alcune recensioni.
D. Zonta (l'Unità): '[...] Vita di Pi segna l’esordio di Ang Lee nel cinema in 3D e vi assicuriamo che è un passaggio che lascia il segno. Chi scrive non ama il 3D per il semplice motivo che spesso è del tutto inutile. Invece Ang Lee riesce davvero a sfruttare appieno la terza dimensione , rendendo dinamico un film che per la maggior parte del tempo vede un ragazzino e una tigre immobilizzati su di una scialuppa. Alcune sequenze sono davvero straordinarie, come quella dei pesci volanti e quella dell’approdo all’isola delle piante carnivore. Per tutto il film senza mai sospendere l’incredulità, ci si chiede come Ang Lee sia riuscito a girare un film come questo. Vedere per credere. [...]'
F. Ferzetti (Il Messaggero): '[...] l’avventura si colora di esperienza mistica, il dolore diventa stupore, la meraviglia trapassa in orrore (e viceversa) [...] Quello che lancia Ang Lee è un messaggio di fede malgrado tutto, o di profonda, inesorabile disperazione? I bei film non danno risposte. Per fortuna.[...]'
M. Salvini (ondacinema.it): '[...] C'è sempre qualcosa da amare o da ammirare nel cinema di Ang Lee. Quando ci racconta la sua personale visione del cinema western ('Cavalcando col diavolo', 'Brokeback Mountain') o delle storie di cavalieri erranti ('La tigre e il dragone'), quando celebra le nuove famiglie ('Il banchetto di nozze') o critica quelle tradizionali ('Tempesta di ghiaccio'), quando descrive dinamiche inattese fra partigiani e collaborazionisti in tempo di guerra ('Lussuria') o quando cerca di tradurre in immagini la struttura delle tavole Marvel ('Hulk'), il regista taiwanese negli anni ci ha abituato a un cinema che ha fatto dell'eleganza e della finezza le sue bandiere. Molti lo considerano un autore "ponte" fra Oriente e Occidente, ma nella sua sensibilità e nella sua poetica sono evidenti elementi riconducibili alla cultura asiatica, in particolare a quella del 'Far East'. [...]

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