sabato 18 dicembre 2010

:: nevicata prenatalizia


Sono una delle tante persone rimaste bloccate una notte a Firenze per il maltempo.
E' stato bello vedere la città sotto la neve ma lo scenario che si è aperto sul versante comunicazioni a seguito della più che annunciata nevicata prenatalizia è stato patetico.
Riporto un articolo di Michele Serra di sabato perchè descrivere perfettamente la sensazione che ho provato.

La normalità impossibile "È ARRIVATA la famosa "morsa del gelo" (il normale sottozero e la normale neve di un normale inverno), ampiamente prevista dai meteo di ogni ordine e grado. E mezza Italia slitta e si blocca per lungo e per largo. strade, ferrovie, aeroporti, come un paese dalla personalità dissociata, che si crede tropicale non essendolo, e accoglie l'inverno, ogni inverno, come una sconcertante novità. Sull'argomento sono state già spese, negli anni, le più divertite oppure amare considerazioni. Molte delle quali ripetitive e ripetute. Ma più passa il tempo, e più si aggroviglia il gomitolo della nostra crisi economica, sociale, psicologica, più il mugugno rituale assume il carattere, più inquietante, di un dubbio strutturale. Per esempio la Firenze-Bologna, una gloriosa camionale a pagamento tracciata negli anni remotissimi del boom e oggi parodia di un'autostrada, ci sembra una metafora del tempo che si è fermato, del paese invecchiato, delle decisioni mai prese, della modernità latitante. Restare bloccati, lì o su altre strade, perché un Tir senza catene si è intraversato, oppure perché il sale grosso (il sale grosso!) sembra entrato a far parte delle spezie esotiche o delle emergenze energetiche, come il petrolio arabo e il gas di Putin, non è più solamente un contrattempo. È una conferma: la conferma che troppe sono le cose che ci colgono sistematicamente distratti o inadempienti o impreparati. Impreparati, cioè imprevidenti. Così che le disgrazie diventano catastrofi, e i disagi diventano emergenze, la parola oramai insopportabile che risuona in ogni angolo del Paese da tempo immemorabile. Può essere, una perturbazione invernale, un'emergenza? Un fenomeno che più rituale, più prevedibile non si può? Qui non si tratta di demolire mezza Italia e ricostruirla antisismica, non si tratta di rifondare da zero o quasi il sistema di smaltimento della monnezza in Campania. Qui si tratta di sapere che in dicembre è dicembre, e dunque strade binari e aeroporti, per quanto possibile, vanno sbrinati, le gomme da neve devono essere obbligatorie per qualunque veicolo circolante. E anche i ritardi, i rallentamenti, i disagi vanno messi nel conto e in qualche maniera governati, per esempio chiudendo i caselli autostradali quando diventano imbuti verso il nulla, come ogni tanto accade. Programmabile, tutto sommato, sarebbe anche il nervosismo di chi non può partire, o deve rimandare un viaggio non sempre urgentissimo: se fosse autorevole e solerte la voce che lo ferma, se cioè fosse di riconosciuta competenza la gestione del sistema dei trasporti, rassegnarsi sarebbe più semplice, forse quasi automatico. Se la fatidica frase "ci scusiamo per il disagio" ci raggiungesse prima, quando ancora non siamo in viaggio, e non dopo, quando siamo "bloccati nella morsa del gelo" come da titolo di prammatica, ce ne faremmo più facilmente una ragione. Così non è. A ognuno di noi è toccato entrare in un'autostrada impraticabile, sommersa dalla neve o infartuata da un ingorgo terrificante, e uscendone dopo molte ore, affranto, sentirsi dire da un casellante (innocente) che non era di sua competenza impedire l'accesso. E poi arriva la protezione civile (che ormai è il Ministero dell'Emergenza Istituzionalizzata) con le coperte e l'acqua da bere, e il giorno dopo si infuocano le polemiche su chi doveva ordinare il sale e non l'ha fatto, chi doveva chiudere l'autostrada e non se l'è sentita, e in genere tutti hanno le loro ragioni, ma la somma di queste ragioni rimane sempre un torto collettivo, quello di soccombere irrimediabilmente alla normalità. Perché di questo, poi si tratta: non è l'eccezione che ci duole, non l'incidente che ci abbatte, è la normalità che troppo spesso diventa ingestibile. La normalità del freddo invernale e delle intemperie. La normalità dei rifiuti da smaltire, delle case da costruire a norma, del lavoro ben fatto che ben fatto non è. Per questo, se ieri fossi rimasto bloccato a Barberino del Mugello, non avrei pensato a quanto è sadico l'inverno, ma a quanto masochisti stiamo diventando noi altri, atterriti dalla neve di Natale."

Di seguito qualche fotografia di venerdì sera e sabato mattina.

venerdì sera di fronte alla stazione di santa maria novella

il duomo (venerdì sera)

il duomo (sabato mattina)

una bici (venerdì sera)

la stessa bici (sabato mattina)

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