mercoledì 20 aprile 2011

:: cinema "Habemus Papam" (Nanni Moretti)


Il nuovo film di Nanni Moretti mi è piaciuto moltissimo!
E' una storia originale e poetica raccontata con intelligenza, ironia e profondo rispetto.
Michel Piccoli è strepitoso ma anche il resto del cast è decisamente azzeccato.
Belle la fotografia, la sceneggiatura e, soprattutto, la colonna sonora (il passaggio con in sottofondo 'todo cambia' di Mercedes Sousa è letteralmente irresistibile!).
Di seguito alcune recensioni:
A. Mammì (L'Espresso): "[...] Presentato ieri alla stampa e in concorso a Cannes, “Habemus Papam” è il più bel film di Nanni Moretti, per vari motivi: 1) è formalmente bello con tutti i rossi svolazzanti dei cardinali, le composizioni tardo Cinquecento, le pietre dei palazzi di Roma e quei volti veri dei vecchi prelati rugosi disidratati e scolpiti che, in questo mondo liftato, si vedono solo nelle pinacoteche e nelle mostre dei maestri fiamminghi. 2) Ci fa ridere. Pur raccontando una storia terribile di vecchiaia e paura. Senza scomodare i luoghi comuni nord contro sud, senza agitare la clava della satira, senza neanche mezza pernacchia. Eppur si ride. E anche parecchio. 3) È un film pieno di pietas e di umana comprensione. Unisce tutti i cattolici e gli atei di buona volontà e apre un filo di speranza. Insomma un’impresa cristiana che poteva riuscire solo a un uomo di cultura laica. 4) Si aprono scommesse: “Habemus Papam” conquisterà critica e pubblico. E si porterà da Cannes almeno una Palma d’Oro per Michel Piccoli (perché se De Niro - presidente della giuria - non lo premia dopo un’interpretazione così è per pura invidia). 5) Detto 1-2-3-4, per quel che ci riguarda costringe a perdonare l’arrogante insofferenza di Nanni verso i giornalisti. Anche qui, dove non si trattiene da immortalarli (come sempre) petulanti invadenti ignoranti e persino incapaci di distinguere una fumata nera da una bianca in pieno conclave. Non gli fa onore, è vero, ma se fa film così tocca sopportarlo. [...]"
P. Mereghetti (Il Corriere della Sera): "[...] Perché Moretti abbia scelto di mettere al centro del suo film la Chiesa e il suo massimo rappresentante è comprensibile: sono l’ultimo grande Potere oggi in Italia, il più compatto, il più solido, il più vero. Riflettere sul peso di tale potere (più di una volta Piccoli dice a se stesso che i tempi esigono un cambiamento radicale della Chiesa, che le cose da fare “sono tante”) e soprattutto riflettere sulle responsabilità di chi lo esercita non stupisce certo, anche in relazione allo scarso senso di responsabilità di chi in Italia esercita altri poteri. Quello che si fa fatica a capire è il tanto spazio lasciato al “tempo libero” dei cardinali, vittime delle più prevedibili e scontate forme del “morettismo”: lezioncine di galateo, discorsi parafilosofici, ossessioni enumerative, dispotiche organizzazioni delle vite altrui, omaggi musicali. Tutte queste scene servono solo per alzare ogni tanto lo sguardo verso gli appartamenti papali? Per vedere una tenda che si muove (l’abile portavoce usa una “controfigura” per dare l’impressione che il papa ci sia)? Solo per ironizzare sul “soffio dello spirito” e sul potere della “messa in scena”? Così, anche il girovagare romano del pontefice, che finisce risucchiato da una troupe teatrale che sta provando “Il gabbiano” di Cechov e che poteva innescare una stimolante riflessione sui tanti significati del “recitare”, sull’inquietudine della quotidianità cechoviana e sul fascino del teatro (già “Bianca” rubava da Molière), rischia di perdere forza e impatto emotivo, schiacciato dalle più superficiali ma allegre scenette cardinalizie. Resta la grande forza visiva (e metaforica) di alcune immagini, prima fra tutte quella del balcone vuoto dove il papa non vuole affacciarsi, con le tende che si aprono e si chiudono su un nero che intimorisce e spaventa, inevitabile rimando a un oggi di paure e di rinunce. Che però a una prima visione del film sembrano scarsamente supportate da una sceneggiatura ondivaga, prigioniera di uno spunto geniale che forse avrebbe avuto bisogno di una diversa elaborazione. [...]"

Nessun commento: