Di rientro dal Festival di Cannes ho deciso di vedere 'Nymphomaniac (Vol.2)' in versione originale con sottotitoli in italiano. Purtroppo però sono rimasta molto delusa dallo sviluppo del racconto. Le digressioni intellettuali prive di preconcetti ed a tratti ironiche dei primi cinque capitoli hanno lasciato spazio a poche,
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giovedì 29 maggio 2014
sabato 19 aprile 2014
:: cinema 'Nymphomaniac (Vol.1)' | Lars Von Trier
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Provo, da sempre, una strana sensazione di amore/odio per i film di Lars Von Trier. Non riesco a resistere alla tentazione di vederli anche quando so per certo che mi faranno star male. Pochi giorni fa è stata la volta di 'Nymphomaniac (Vol.1)'. Un lungometraggio ossessivo ed inquietante che è riuscito a destabilizzarmi dopo pochi minuti, quando tutto inizia e finisce e il metal assordante di Führe Mich dei Rammstein
domenica 18 dicembre 2011
:: cinema "melancholia" (Lars Von Trier)
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Le immagini sono splendide, non c'è che dire. I colori sono lussureggianti.
La capacità che ha Lars Von Trier di comunicare con la macchina da presa emozioni e situazioni si conferma unica e difficilmente imitabile.
Kirsten Dunst e Charlotte Gainsburg sono strepitose.
Tuttavia questo film è stato per me un vero e proprio pugno nello stomaco e la sensazione di ansia e disagio che è riuscito a trasmettermi è durata per giorni.
Forse non ho scelto il momento migliore per vederlo...
Di sicuro preferisco vecchi capolavori come "Le Onde del Destino", "Dancer in The Dark"o "Dogville".
Di seguito qualche recensione.
R. Escobar (L'Espresso): "[...] Che cosa si può fare, avendo a disposizione due mezze storie? I più ragionevoli aspetterebbero che se ne sviluppasse una, e poi ne ricaverebbero un film. I più utilitaristi ci girerebbero invece due film, senza pensarci troppo. Poi c'è Lars Von Trier, che le mette una dietro l'altra e ne fa Melancholia [...]".
A .Crespi (L'Unità): "[...] un film noioso e assai modesto [...] Solo i primi 10 minuti sono belli [...]". P. Mereghetti (Il Corriere della Sera): "[...] il quadro apocalittico che offre allo spettatore non è fatto di domande e interrogativi ma di affermazioni apodittiche (come troppe volte nelle sue opere passate) che non trovano nelle immagini messe in campo una vera necessità [...]".
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