domenica 16 dicembre 2012

:: cinema 'Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore' (Wes Anderson)
















Mi è piaciuto da impazzire l'ultimo film di Wes Anderson. La maestria con cui muove la macchina da presa e l'equilibrio con cui riesce a costruire ogni inquadratura mi hanno lasciato ancora una volta senza parole. Bellissima la presentazione della famiglia Bishop con parallelo musicale di Benjamin Britten (The Young Person's Guide to the Orchestra). Indimenticabile il goffo e romantico balletto dei protagonisti in riva all'oceano sulle note di Le Temp de l'Amour di Francoise Hardy. Strepitosa la sequenza di immagini con cui il cartografo/meteorologo dal cappotto rosso descrive l'isola. Perfetti Edward Norton nel ruolo del capo scout zelante ed ossessivo e Frances McDormand nei panni della moglie annoiata. Moonrise Kingdom è un film geometrico e conturbante. Una favola triste dai colori vivaci. Un capolavoro visionario ed emozionante che vi consiglio di non perdere. Di seguito alcune recensioni.
A. Crespi (L'Unità): '[...] Wes Anderson rischia seriamente la maniera di se stesso. Quello che è sempre stato un indiscutibile pregio – l’immediata riconoscibilità del suo stile – potrebbe trasformarsi in un difetto. Soprattutto quando, come nel caso del nuovo Moonrise Kingdom, il talento visuale di questo raffinatissimo regista si applica a una storia molto leggera, e pittosto stiracchiata nonostante la brevità (per altro encomiabile: un’ora e mezzo) del film [...] E’ un film tristissimo, Moonrise Kingdom. Ma di una tristezza 'piccola', che non si fa visione del mondo  [...]'
P. Mereghetti (Il Corriere della Sera): '[...] Giocando di sottrazione, utilizzando molto l’inquadratura fissa (simile all’occhio di uno spettatore/entomologo che osserva curioso un’umanità da dissezionare), lasciando a ognuno la coscienza del proprio fallimento, ma senza alcun lascito tragico (come di chi è già rassegnato alla propria sofferenza) e però riempiendo l’immagine di particolari e citazioni così da costringere lo sguardo dello spettatore a cercare continuamente simboli e segnali, Anderson costruisce un universo che sembra fuori dalla storia, a metà fra la favola infantile e il sogno divertito, ma anche finisce per raccontarci – con malinconico amore – i limiti e le debolezze di un’umanità sempre sull’orlo della tragedia (come minaccia di fare un uragano incipiente). Tutto molto garbato e anche divertente, ma con un limite chiaro: quello di una 'formula' narrativa sempre uguale a se stessa, che ripete all’infinito un procedimento stilistico già visto [...]'
F. Caprara (La Stampa): '[...] Monrise Kingdom è così. Bisogna entrarci in punta di piedi per non rompere l’incanto, osservare le immagini costruite come illustrazioni per l’infanzia, lasciarsi trascinare dalla forza di personaggi che somigliano a quelli delle favole, entrare a fa parte della famiglia artistica del regista, dove attori, animali e cartoni 'recitano' fianco a fianco in totale armonia. In una parola, tornare bambini  [...]'
P. Debruge (Variety): '[...] Moonrise Kingdom rappresenta una sorta di Neverland non magica - come un istante in cui il mondo può sembrare così piccolo e con un'ingenua infatuazione consumare tutto. [...]'

Nessun commento: